Patologie
Luca Campana

Il disco intervertebrale rappresenta un cuscinetto interposto tra una vertebra e l’altra ed è una struttura anatomica con funzione ammortizzante formata da una parte centrale gelatinosa (Nucleo polposo) contenente l’88% di acqua e una parte periferica (Anello fibroso) formata da fasci fibrosi che circonda il nucleo polposo. 

Le alterazioni a carico dei dischi possono essere dovute a diverse cause: traumatiche, posturali e degenerative.

Si distinguono 2 discopatie: la protrusione discale e l’ernia del disco.

La protrusione discale è la discopatia più frequente e si caratterizza per la migrazione del disco dal suo spazio naturale fino al contatto con strutture riccamente innervate, e che quindi provocano dolore, come il legamento longitudinale posteriore o le vicine radici nervose.

Solitamente la protrusione discale è associata a disidratazione del nucleo polposo e quindi a perdita di spessore del disco.

Quando il disco si rompe si ha la fuoriuscita del nucleo polposo con invasione dello spazio circostante e conseguente compressione delle radici nervose che determina infiammazione e dolore; questa condizione clinica è denominata ernia discale.

A seconda del segmento vertebrale e della radice interessati la sintomatologia si differenzia in lombalgia, lombo sciatalgia, lombo cruralgia, cervicalgia o cervico brachialgia.

La diagnosi per entrambe le problematiche è clinica attraverso visita specialistica e può essere confermata tramite risonanza magnetica.

Nella maggior parte dei casi il trattamento è di tipo conservativo e prevede l’associazione tra osteopatia-fisioterapia e terapia farmacologica (FANS o Cortisonici).

Una volta risolta la fase acuta è necessario effettuare sedute periodiche preventive, in accordo con l’osteopata-fisioterapista di fiducia, fondamentali per evitare ricadute.

Solamente in rarissimi casi, ovvero quando si ha un interessamento del nervo motorio, è necessario l’intervento chirurgico.